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già si conosce, per realizzare quello che si vuole di

diverso da quello che si conosce. Pertanto è una

capacità che va coltivata, una dote che si manifesta

attraverso la professionalità, attraverso le esperienze,

attraverso fatiche, e anche attraverso specifiche

conoscenze tecniche. La creatività di un musicista

passa attraverso una fatica sua e un suo personalissimo

modo di vedere e di attraversare le modalità con cui si

scrive musica. La creatività di un artista sta nella sua

capacità di instaurare un dialogo fertile e vivace con

colui che guarda l’opera, e la creatività nel campo del

design sta nella capacità di, come dire, stimolazione

dell’osservatore e se si vuole del consumatore. Una

forma nuova deve essere desiderata, per cui stimolare

il desiderio della forma nuova è altrettanto importante

che produrla. La forma deve in qualche misura essere

oggetto di desiderio, desiderare cose nuove è un

fenomeno che riguarda il dialogo tra il designer e colui

che del design deve avvalersi. E non basta una generica

propensione al nuovo, un generico atteggiamento

consumistico. La cosa nuova è quella che fa sentire

che nella nostra storia individuale e con riferimento al

colloquio con gli oggetti che ci circondano, ovvero con

noi stessi, stiamo compiendo un passo nuovo, un passo

diverso, non semplicemente che abbiamo fatto dello

shopping e ci siamo riempiti la casa di cose diverse.

Nulla contro lo shopping per carità, per fortuna c’è

chi compra. Ma il fare design è donare al mondo un

disegno nuovo di un oggetto, è quindi un atto con il

quale si apre una finestra di dialogo con il mondo e

si può dire: questa è una creazione, questa è una

creazione che per esistere deve essere frutto del mio

desiderio, ma anche del tuo desiderio di possederla,

davanti a te con lo sguardo e con gli occhi.

Quindi la creatività comporta una capacità di

comprensione sia di sè che degli altri molto forte.

Comporta una capacità di sapere conoscere e

interpretare “lo spirito del tempo”, sapere interpretare

quello che turba gli animi o sollecita gli animi del

nostro tempo. Non basta la propensione al consumo,

che ci porta a volere oggetti di forma diversa, quel

consumismo cioè che induce a offrire in via ossessiva

cose nuove in continuazione, come un fine a sé. Ci

sono infatti pezzi di design che durano decenni e

decenni, che sono sempre nuovi perché sono stati

concepiti proprio in funzione, e si sente, dell’obbiettivo

di soddisfare in noi il desiderio di una particolare

forma diversa e nuova, nella quale ci identifichiamo

proprio come desideranti attivamente quella forma

nuova e diversa. Di solito riconosciamo in essi appunto

lo spirito del tempo di quando vennero ideati.

Quindi, in conclusione, la parola cultura, la parola

creatività usiamole con grande moderazione.

Soprattutto noi e voi che siete impegnati davvero

nel fare e quindi dovete ribellarvi innanzitutto a un

troppo generico uso delle parole che vi riguardano

direttamente. Come dovete, secondo me, essere

sempre attenti nel vostro percorso formativo, alle

due facce di quella stessa medaglia che è pur sempre

una persona impegnata nel creare: quella del saper

fare tecnico e quella di una formazione ricca di

elementi che aiutano nella conoscenza del mondo

e quindi una formazione umanistica, utile perché,

come ho detto,fare design significa interpretare lo

spirito del proprio tempo. E interpretare lo spirito

del proprio tempo non è una cosa banale. La memoria

conta, la memoria deve essere presente, dobbiamo

conoscere ciò che c’è intorno, ciò che ci ha lasciato

da tempo. Ma anche qui, sia ben chiaro, non dobbiamo

farci condizionare troppo dalla memoria, dobbiamo

considerarla elemento di arricchimento e non di

condizionamento eccessivo, ma dobbiamo pensare

che il nostro compito è quello di realizzare qualcosa

che segni il tempo, perché interpreta l’evoluzione del

nostro tempo, il che comporta, ripeto,la capacità di

interpretazione e di conoscenza di noi stessi.

Anche da questo punto di vista un istituzione come la

Biennale vi potrà essere sempre d’aiuto, perché nostro

scopo e finalità altro non è se non aiutare il nostro

pubblico e tutti coloro che ci frequentano nel dilatare

lo sguardo, nel dilatare la capacità di percezione, le

capacità di conoscenza e quindi anche nel dilatare i

nostri occhi quando guardano e le nostre menti quando

pensano o sono in condizioni di percepire. Troverete

quindi qui sempre una casa che dialoga con voi, perché

lo scopo nostro, se non identico, è affine: ariamo lo

stesso terreno che vi vedrà protagonisti ovunque voi

siate. Chi passa attraverso una formazione di questo

tipo, che sollecita la creatività, non si toglierà di dosso

queste sensibilità: quindi non so quali professioni vi

attenderanno, ma certamente il desiderio di andare

oltre vi rimarrà, il desiderio di creare. Con questo

vi auguro una felice giornata e anni futuri di grandi

soddisfazioni.