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prestazione ma della persona, la selezione come
strumento di scrematura...). Si insegnava a ripetere le
parole dell’insegnante e del manuale scolastico, non
a pensare, ma a riprodurre il pensiero di altri.
Oggi questo modello non è ritenuto più ‘utile’, non
è funzionale alle richieste di un’economia modificata,
che ha bisogno del ‘capitale umano’, che non cerca
esecutori ma professionisti e quindi richiede un altro
tipo di formazione.
Dalla ‘testa ben piena’ si è passati alla ‘testa ben
fatta’.
Non più nozioni, ma competenze, non più erudizione
e riproduzione delle lezioni ascoltate, ma capacità di
elaborazione e rielaborazione, capacità di problem
solving, di intraprendenza.
Un passo avanti, si direbbe, un miglioramento
notevole.
Ma l’ideale di successo proposto non è cambiato.
Ancora si pensa che la molla della motivazione dei
giovani sia la carriera.
Ancora la golden share è nella mani dell’economia,
non dell’educazione.
Ancora, il paradigma dell’utile sembra imporsi come
paradigma naturale, indiscutibile.
Ma è proprio così?
“Professoressa, a che serve la poesia?” Chiedono gli
alunni.
La mia vicina di casa, la professoressa di lettere, ha
risposto così:
“A niente. A meno che non vi prendiate cura della
vostra anima.”
A che cosa serve la poesia? A che cosa serve l’arte?
In molte culture la mano destra rappresenta colui che
fa, la mano sinistra colui che sogna.
“La destra è l’ordine, la legalità, le droit. Le sue
bellezze sono quelle della geometria e delle rigide
connessioni. Cercare la conoscenza con la mano
destra è scienza. Eppure, dire soltanto ciò della
scienza significa trascurare alcune delle sue fonti,
poiché le grandi ipotesi della scienza sono doni che
giungono dalla mano sinistra” (Bruner)
La mano destra richiama il valore dell’utile, la mano
sinistra il valore dell’indispensabile.
I sogni sono indispensabili, perché ci portano al di
là dell’orizzonte conosciuto, ci fanno intravedere cieli
nuovi e terre nuove.
Poi servirà la mano destra per cercare di raggiungerli.
Pensare di motivare i giovani prospettando loro la
strada del successo a tutti i costi, non è, dunque,
l’unica possibilità.
La poesia, l’arte, la musica ..., sono saperi inutili di
cui abbiamo necessità per sopravvivere come esseri
umani.
Sono saperi pericolosi, perché introducono il senso
della possibilità.
Ci portano a pensare al futuro come una possibilità
di cambiamento, a non rassegnarci alla logica del
potere costituito, del “non c’è più niente da fare”.
La scuola, quella veramente buona, si prende cura
dell’anima, parla al cuore non meno che alla mente,
non premia il conformismo ma insegna a pensare,
aiutata a sentire, incoraggia ad agire.
C’è una scuola dell’infanzia a Ospitalet, ai confini di
Barcellona, le cui pareti hanno una bella storia da
raccontare.
Tutto inizia quando i professori del vicino istituto
d’arte fanno ai loro alunni la proposta di dipingere le
bianchissime pareti di una scuola dell’infanzia appena
costruita, che gli studenti hanno sotto gli occhi tutti